MY LIFE IN HOTELS - A COLLABORATION WITH MATTHEW LICHT
2019
Christoph Westermeier: At the same time I was. My family owned a hotel in a city on the Rhine. We all worked, but since I was the youngest, my job was to sit in the lobby and look at magazines, or out the window. People who went by who are now dead. Boats floated past that sunk or were tugged off to India to be scrapped. I observed that the world beyond the hotel’s windows was made of shadows and time, the way molecules are made of atoms in constant motion. One day my mother brought me to a shop in town and bought me a blue work-smock and a professional feather-duster. When we got back to the Hotel zur Taube, she put me in charge of the paintings on the walls and the antiques in the lobby. I realized I was an artist after the first few hours on the job.
Hotel Kranepool: Didn’t you have to rise through the usual hotel ranks of breakfast, bar, restaurant, reception?
Christoph Westermeier: Of course, but I was working as an artist at that point. Laundry, business with suppliers and services, maintenance and Public Relations were my Academy. I bought my first Leica in high school, and always wore it under my work-clothes. I shot the play of light on the hotel’s interiors, the guests (if they gave permission, or sometimes even if they didn’t), the rooms as they looked before the guests arrived, and when they left.
Hotel Kranepool: Do you miss the hotel world, now that you’re a citizen of the art world?
Christoph Westermeier: What’s the difference?
Hotel Kranepool: Do you prefer to show your work in art galleries, or in hotel rooms and lobbies?
Christoph Westermeier: Again: what’s the difference? I travel a lot. I’m on the other side of the hotel world mirror now. You can swing deals with enlightened hotel managers and night porters. You display my distressed unframed photographs, I’ll take this porcelain figurine. I’ve amassed quite a collection. I’m obsessed with things other guests leave behind. Those objects are a work-in-progress that’s been in progress since I was a hotel child. Everything I see, everything I touch, everything I take and leave behind is a part of it.
Hotel Kranepool: What happened to the hotel where you were born and grew up?
Christoph Westermeier: Unfortunately, it was demolished. There’s a much bigger hotel on the site now. Mirrored glass windows, neon sign, guidebook stickers on the door, a website. A monster.
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Hotel Kranepool: Quando nacque la tua nostalgica ossessione?
Christoph Westermeier: Quando sono nato io. La mia famiglia aveva un albergo nel centro di una città sul Reno. Lavoravamo tutti, ma visto che ero il più piccolo, il mio lavoro era di sedere nella hall a leggere riviste e guardare dalle finestre. Ai passanti che ora sono morti. Alle navi che affondarono o che vennero portati in India per la rottamazione. Mi resi conto che il mondo oltre le finestre dell’hotel era fatto di ombre e tempo, come le molecole sono composte da atomi dagli elettroni vorticanti. Poi un giorno mia madre mi portò a un negozio dove mi confezionarono il primo grembiule blu da lavoro. Mi comprò anche uno spolverino di piume. Quando tornammo in albergo mi incaricò di spolverare i quadri alle pareti e le antichità nella hall. Mi resi conto di essere artista dopo poche ore al lavoro.
Hotel Kranepool: Ma non hai dovuto fare la solita gavetta colazione-bar-ristorante-reception?
Christoph Westermeier: Naturalmente, ma a quel punto lavoravo da artista. Lavanderia, trattative coi fornitori, manutenzione e pubbliche relazioni furono la mia Accademia. Comprai la prima Leica al liceo, e l’avevo sempre con me sotto gli abiti da lavoro. Scattavo il gioco di luce sugli interni dell’hotel, gli ospiti (se mi davano il permesso, o a volte anche senza), le stanze prima che arrivassero gli ospiti e dopo che erano partiti.
Hotel Kranepool: Hai nostalgia del mondo alberghiero, ora che fai parte del mondo dell’arte?
Christoph Westermeier: Qual’è la differenza?
Hotel Kranepool: Preferisci esporre in gallerie d’arte, o in stanze e hall d’albergo?
Christoph Westermeier: Ripeto: che differenza c’è? Viaggio tanto. Ora mi trovo dall’altra parte dello specchio alberghiero. È possibile trattare con manager e portieri illuminati. Potete esibire le mie foto e io mi prendo questa sculturina di porcellana. Ho ammucchiato una bella collezione. Sono ossessionato dalle cose che lasciano gli ospiti d’albergo . Fanno parte di un’opera che è in corso da quando ero un bambino d’albergo. Tutto ciò che vedo, tutto ciò che tocco, tutto ciò che prendo e lascio indietro ne fa parte.
Hotel Kranepool: Cosa ne è stato dell’hotel dove sei nato e cresciuto?
Christoph Westermeier: Sfortunatamente è stato demolito. Ora c’è un albergo molto più grande. Vetri specchiati, insegne al neon, decalcomanie delle varie guide alla porta d’ingresso, un sito Internet. Un vero mostro.
"MY LIFE IN HOTELS", 2019
text Matthew Licht, images Christoph Westermeier, inkjet-print on book page, 20x20 cm, no. 3: installation view Kunsthalle Düsseldorf, Katja Illner, 2020
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